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Longevità, il segreto per gli uomini è nella laurea e nel matrimonio

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Una ricerca danese smonta l’idea che la longevità sia appannaggio delle donne, dimostrando che gli uomini possono vivere quanto e più di loro.

Più volte i dati statistici l’hanno confermato: gli uomini alla nascita hanno meno probabilità di vivere a lungo rispetto alle donne. Ma a quanto pare non tutto è perduto per la popolazione maschile e il gap della longevità può essere colmato, grazie alla laurea e a un matrimonio ben riuscito. O almeno è quanto afferma una ricerca pubblicata in questi giorni dalla rivista British Medical Open Journal, intitolata, appunto, La probabilità degli uomini di sopravvivere alle donne .

Il riscatto maschile

Lo studio condotto dall’Università della Danimarca Meridionale, infatti, ha dimostrato che negli ultimi 200 anni, in tutto il mondo, circa 1 o 2 uomini su 4 sono sopravvissuti alle donne. I ricercatori sono giunti a questa conclusione basandosi sulla cosiddetta statistica della “sopravvivenza”, impiegata per studiare le differenze di sesso nei decessi in 199 popolazioni di tutti i continenti dal 1751 ad oggi. E hanno confrontato la probabilità di sopravvivenza degli uomini rispetto alle donne anche in base al livello di istruzione e allo stato civile.

La scoperta che in due secoli la probabilità di sopravvivenza dei maschi rispetto alle femmine oscilla tra il 25 e il 50% ha rivoluzionato la credenza originaria basata sulla durata media della vita, piuttosto che sugli anni realmente vissuti. Ed ha sferrato un duro colpo alla teoria che vuole le donne più longeve.

Studiare allunga la vita

L’aspetto più interessante della ricerca riguarda il titolo di studio e lo stato civile del campione esaminato. Infatti si è osservato che, nei Paesi più sviluppati, lo scettro della longevità spetta ai maschi laureati che hanno il 43% di possibilità di sopravvivenza rispetto al 39% di chi è in possesso solo di un diploma superiore. Ma anche che l’aspettativa di vita maschile aumenta ulteriormente (50%) se aggiungiamo il fattore matrimonio. Un trend comune anche in Africa, ma qui la mortalità femminile in età piuttosto giovane è associata a guerre, fame e malattie.

Il matrimonio? Fa bene agli uomini

Se ne deduce che gli uomini sposati sopravvivono alle donne single, ma solo se in possesso di un’istruzione di alto livello, che dia loro un impiego ben retribuito e una facilità di accesso alle cure. Naturalmente qui si parla di matrimoni felici (altrimenti l’esito sarebbe ben diverso) e stabili. Relazioni nelle quali le mogli impongano ai mariti il rispetto di regole salutari, come il non bere, il non fumare e fare sport. E li coinvolgano nella crescita dei figli, responsabilizzandoli sulla salute e spingendoli a consultare un medico in caso di necessità.

La “singletudine” accorcia la vita delle donne

Lo studio dimostra che fino al 1970 la tendenza delle donne alla longevità è rimasta stabile. Successivamente si è registrata un’inversione di tendenza con un avvicinamento della aspettativa di vita dei due generi. Infatti a partire da quegli anni le donne hanno adottato abitudini sbagliate, già frequenti nell’uomo. Hanno iniziato a bere e a fumare, mentre le unioni traballanti si sono spezzate con l’introduzione del divorzio. Lo stress emotivo da lavoro e la mancanza di una prevenzione adeguata hanno influito sulla durata della vita delle donne single che è iniziata a diminuire. Dati inequivocabili, dicono gli studiosi danesi, anche se le statistiche finora considerate sostengono il contrario. Ad esempio in Italia l’aspettativa di vita è di 79,7 anni per i maschi e 84,4 per le femmine.

Un luogo comune messo in discussione?

Questo studio, spiegano i ricercatori, per la prima volta mette in discussione l’impressione generale, basata sull’età media delle persone, che gli uomini non vivono a lungo come le donne. La buona notizia è che, nonostante l’aspettativa di vita maschile sia generalmente più bassa di quella femminile e i tassi di mortalità maschili siano più alti a tutte le età, i maschi hanno reali possibilità di sopravvivere alle loro coetanee donne. Meglio se impegnati in una unione stabile e duratura.

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